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Turilli ricorda l'eroismo di Umberto Meo

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CASTELGUIDONE - La comunità di Castelguidone ha salutato, nei giorni scorsi, Umberto Meo, classe 1912, venuto a mancare all'età di 96 anni. Durante il funerale il parroco, don Alberto Conti, ha ricordato le doti umane di Umberto Meo, il suo altruismo, la dedizione al lavoro, la sua alta considerazione del valore dell'amicizia e della famiglia. Un ricordo affettuoso arriva da Giuseppe Turilli, già sindaco del comune montano. ''Sono due gli episodi che vorrei consegnare alla memoria storica di Castelguidone, attraverso le pagine di un quotidiano locale. - spiega Turilli - Il primo è avvenuto subito dopo l'armistizio dell'8 settembre, in Jugoslavia. Il secondo qui in paese, negli anni appena dopo la guerra. Mio padre Domenico, maresciallo della Milizia, era addetto al rifornimento di viveri delle truppe operative in Jugoslavia. La sua squadra venne assaltata dai guerriglieri locali e assediata in un bosco. Mio padre riuscì a chiedere aiuto. I rinforzi arrivarono poco dopo. Tra questi anche Umberto Meo®, che, sprezzante del pericolo, si lanciò immediatamente alla ricerca del 'compare' Domenico. ''Compare, sei vivo?'', urlò a gran voce, cercando tra i feriti l'amico. Sinceratosi delle buone condizioni di mio padre, si adoperò per trarre in salvo i commilitoni feriti. E' stato proprio mio padre a raccontarmi questo gesto di vero eroismo. Dalla zona di Fiume, teatro di questa vicenda, Umberto Meo fece ritorno qui in paese a piedi, riuscendo a sfuggire ai tedeschi. L'altro episodio che vorrei raccontare, - continua Giuseppe Turilli - è avvenuto qui a Castelguidone. Io ero un bambino, andavo a scuola. Quel giorno la maestra mi trattenne dopo la lezione, insieme ad un mio compagno, ed io capii che qualcosa era successo. Un edificio di quattro piani fu interessato da un crollo. Le macerie travolsero Vincenzo Fiorito, un falegname originario di Schiavi di Abruzzo, coniugato a Castelguidone e padre di Corradino che divenne poi sacerdote. Lo sfortunato rimase intrappolato tra le macerie e scampò alla morte solo perch‚ trovò riparo nel vano di un portone. Le pesanti pietre gli schiacciarono le gambe. Umberto Meo, nonostante il pericolo di nuovi crolli, si lanciò in soccorso del ferito. Scavando a mani nude, riuscì a liberare l'amico sepolto, salvandogli la vita. Due episodi che ben riassumono le doti umane, l'altruismo, l'eroismo e la disponibilità vero il prossimo di Umberto Meo, che caratterizzarono tutta la sua vita, e che la comunità di Castelguidone, anche per il futuro, deve ricordare''. http://francescobottone.splinder.com/
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