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Mille posti di lavoro in meno. L'analisi della Flc-Cgil Abruzzo dopo la legge Gelmini

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CASTIGLIONE MESSER MARINO - Le famiglie degli studenti della scuola dell'obbligo del comprensorio montano del Vastese sono in apprensione per la sorte, ancora incerta, degli istituti minori. Nonostante le rassicurazioni del ministro Gelmini in merito all'introduzione graduale della famigerata riforma, e all'emendamento per le scuole delle zone disagiate e montane, infatti, i genitori dell'Alto Vastese temono per il futuro, almeno dal punto di vista scolastico, dei propri figli. Nei giorni scorsi a Castiglione Messer Marino, il più popoloso dei comuni montani e sede di un istituto comprensivo, si è svolta un'assemblea pubblica proprio sulla riforma Gelmini. Un'iniziativa promossa dal presidente dell'Arci, Edward Di Lizia. Dopo la pubblicazione dell'intervento di Domenico Fangio, coordinatore locale del Pd, pubblichiamo la relazione tenuta dalla segretaria regionale della Flc-Cgil Abruzzo, Paola Bonifaci. ''E' necessario che i sindaci e i presidenti delle Comunità Montane aprano un'interlocuzione forte e determinata con il Governo nazionale sui temi della scuola e dell'istruzione dopo le recenti innovazioni. - ha esordito la sindacalista - Si tratta di provvedimenti pesanti che sottraggono 8 miliardi di euro al sistema scolastico con conseguenze sui curricoli e sulla riduzione delle sedi scolastiche. Così si indebolisce l'organizzazione della vita sociale, ma ancora di più per il sistema abruzzese che ha, nelle zone interne, una viabilità condizionata dall'orografia del territorio, dal clima nella stagione invernale e dalla rarefazione abitativa. Specialmente nei comuni di montagna i genitori dovranno riorganizzare e ri-pensare la vita quotidiana per andare a prendere i figli alle ore 12.30 o pagarsi un tempo di dopo scuola. Le donne dovranno valutare se continuare a lavorare, magari con un lavoro precario o part-time, o rinunciare per l'impossibilità di conciliare i tempi di lavoro con quelli dell'organizzazione dei servizi. Nelle situazioni più disagiate i genitori dovranno chiedere il supporto dei Comuni con conseguente aggravio delle spese per gli stessi. La chiusura dei plessi della primaria con meno di 50 alunni, circa 200 in Abruzzo, rinviata all'a.s. 2010/2011, - ha aggiunto Paola Bonifaci - determinerà problemi per l'aumento delle spese di trasporto e per l'edilizia scolastica e anche la desertificazione degli attuali presidi culturali delle zone periferiche. La chiusura delle sedi della secondaria nei centri minori, per esempio Atessa, produrrà concentrazioni cittadine anche con quaranta alunni per classe e costringerà gli studenti a una maggiore mobilità territoriale. - toccando poi il collegato problema occupazionale, la sindacalista ha spiegato - 1100 posti in meno da insegnante e 400 in meno tra personale amministrativo, tecnico e ausiliario per il prossimo anno scolastico rappresentano, inoltre, per la nostra regione, un dramma occupazionale senza precedenti. Negli ultimi 5 anni abbiamo già perso 700 insegnanti e 360 unità di personale ATA. E i precari saranno coinvolti in un licenziamento di massa senza neanche gli ammortizzatori sociali. Il Governo ha aperto un vulnus nei confronti delle autonomie locali pensando di potere accentrare interventi di soppressione di Dirigenze scolastiche e plessi, ma non è così: è necessario reagire dal territorio, con una discussione e per azioni responsabili e condivise. Nessuna operazione di forza deve essere effettuata contro i piccoli montani, perché, come già prescritto nelle linee guida regionali del 1998, si deve tendere a rendere minimo il numero dei comuni necessari a costituire una scuola autonoma, preferibilmente in una stessa comunità montana, e dovrà prevalere il criterio di una effettiva identità territoriale''. http://francescobottone.splinder.com/
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