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Se mangi il caciocavallo...puoi andare a caccia.

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CASTIGLIONE MESSER MARINO - L'apertura della caccia al cinghiale nel confinante Molise, con circa un mese di ritardo rispetto all'Abruzzo, ha portato con sé uno strascico di polemiche e malumori tra i cacciatori dell'Alto Vastese. Fra le diverse squadre di ''cinghialai'' esiste, è cosa nota, una certa rivalità e competizione, ma questa volta le proteste sono indirizzate non ai singoli cacciatori, ma verso i responsabili delle politiche venatorie. La questione sorge puntualmente ogni anno, quando i cinghialai del vicino Molise cominciano ad eseguire le loro battute di caccia nel territorio abruzzese. Le cose funzionano in questi termini: ogni cacciatore, in base alla vigente normativa regionale in materia di caccia, ha diritto di esercitare l'attività venatoria nell'ambito territoriale di caccia (A.T.C.) ''istituito nel corrispondente comprensorio in cui risiede''. Inoltre, il comitato di gestione di ciascun ATC ha la possibilità di ''ammettere'' un prefissato numero di cacciatori in più rispetto ai residenti, quelli ad esempio provenienti da uno dei comuni inseriti negli ambiti territoriali di caccia adiacenti, anche se fuori regione. I cacciatori che ne fanno richiesta vengono ''ammessi'' nell'ATC in cui non sono residenti solo in seguito al pagamento di una quota di iscrizione, ed è proprio a questo riguardo che monta la polemica dei cacciatori del Vastese. Mentre infatti per un cacciatore molisano è relativamente semplice essere ammesso negli ATC abruzzesi, basta pagare una modesta somma in denaro, la stessa cosa non vale al contrario, cioè se un appassionato abruzzese voglia iscriversi all'ATC molisano. Pare infatti che le ammissioni in Molise siano particolarmente onerose, ma la cosa ancor più strana è che i cacciatori non residenti devono ''guadagnarsi'' l'ammissione con l'acquisto di ingenti quantità di prodotti tipici caseari molisani. Scorpacciate di caciocavalli e mozzarelle in cambio della possibilità di cacciare nel Molise. Questa palese disparità in merito alle politiche di ammissione crea una sorta di migrazione di cacciatori in un solo verso, che produce di fatto un notevole aumento della pressione venatoria in Abruzzo.
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