Come ogni anno si rinnova, tra sacro e profano, la festa tradizionale, del 17 gennaio, dedicata a Sant’Antonio Abate. Ieri sera, 16 gennaio 2018, alla vigilia della giornata dedicata al fondatore del monachesimo cristiano, gruppi di cantori e musicisti si sono riuniti sulle note di inni a “Sand'Andonie”.
La figura del Santo viene associata al maiale perché i suoi festeggiamenti corrispondono al periodo della macellazione e anche perché, anticamente, i frati Antoniani allevavano un maiale, a spese delle comunità, per donare la carne ai poveri e per curare, grazie al grasso dell’animale, la malattia detta “lu foche de Sand'Andunie”.
La narrazione dei cori popolari, cui segue la richiesta di offerte quali salsicce, vino rosso e dolci tipici, viene resa ancor più suggestiva dalla rievocazione mimata delle "tentazioni di Sant' Antonio nel deserto". I personaggi più importanti che vengono interpretati sono Sant’Antonio Abate e il diavolo.
Il Santo indossa un saio dall’ampio cappuccio e alla vita ha un cordone che l’interprete invita a baciare e che stringe per darsi forza contro il tentatore. Porta con se un pesante bastone, spesso a forma di stampella, emblema tradizionale del monaco medievale il cui dovere era di aiutare gli zoppi e gli infermi o a ricordare semplicemente un bastone pastorale. Ha un crocifisso infilato nel cordone della cintura che viene mostrato al diavolo per scacciarlo. Il Diavolo, invece, è vestito di rosso ed è dotato di corna sulla testa e di una lunga coda con la quale sfiora chiunque gli capiti a tiro. Ha una “forca” con la quale gira intorno a Sant’Antonio per provocarlo ed indurlo in tentazione.
Questa festività religiosa trova un grande accoglimento nella tradizione vastese ed è espressione dell'invocazione della protezione del Santo contro il maligno che minaccia la prosperità della famiglia, dei raccolti e degli animali.
Foto di Antonino Vicoli