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Rinnovata a Pollutri la tradizione della “cottura delle fave” in onore di San Nicola

Grande partecipazione nonostante la pioggia al tradizionale appuntamento della vigilia dei festeggiamenti

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Nell'ambito dei festeggiamenti in onore di San NicolaPatrono di Pollutri, si è ripetuto il tradizionale appuntamento con la Benedizione delle Fave e la cottura sul sagrato della Chiesa di scena la sera della vigilia della ricorrenza del 6 dicembre.

Una festività importante e sentita a cui partecipa tutta la comunità pollutrese ad espressione della grande devozione popolare a San Nicola. La spettacolare e tradizionale cottura delle fave, con successiva degustazione si è tenuta nel tardo pomeriggio, la pioggia non ha scoraggiato la partecipazione alla devozione: dopo la benedizione di don Andrea Manzone si sono accesi i fuochi sotto 12 caldaie dove sono stati cotti 6 quintali di fave. 

Questo il programma dei festeggiamenti nella giornata di domani:

Ore 8.00: Santa Messa, a seguire consegna della ‘Devozione’ per il paese, accompagnata dal Complesso Bandistico "Città di Monteodorisio";

Ore 11.00: Santa Messa, a seguire Solenne Processione e fuochi pirotecnici al rientro in Chiesa;

Ore 18.00: Santa Messa, a seguire riposizionamento del Busto d'Argento del Santo Patrono.

La “cottura delle fave” la sera della vigilia è espressione della grande devozione di Pollutri a San Nicola che secondo le fonti storiche iniziò dall’XI secolo. Il merito della diffusione è da attribuire ai pastori che, di ritorno dalla transumanza, importarono in Abruzzo usi e costumi pugliesi, compresa la devozione per il santo di Bari. L’uso delle fave è legato a doppio filo al culto di San Nicola. Oltre a ricordare l’ospitalità offerta ai pellegrini in viaggio verso la Puglia, esse sono protagoniste di un celebre miracolo attribuito al santo. Per salvare la città di Bari dalla fame, Nicola avrebbe stretto nel suo pugno una manciata di fave, moltiplicandole a dismisura una volta aperte le dita e saziando così l’intera popolazione.

LA TRADIZIONE DELLE FAVE DI SAN NICOLA (da abruzzoturismo.it) - Nella notte del 5 dicembre a Pollutri, grazioso borgo della provincia di Chieti, situato su di un colle ai margini del tratturo Magno, si ripete un antico rito legato al culto di San Nicola: la tradizionale cottura delle fave e la distribuzione con il pane, secondo un'antichissima consuetudine.

Nella mattina alla vigilia della festa, presso la sede della Confraternita di San Nicola che rappresenta la "Casa di San Nicola" a Pollutri, mentre gli uomini si dedicano alla questua, si provvede alla preparazione dei panetti sacri, a forma di uova schiacciate e di cavallo (“pupatte” e “cavalle”) impressi con il sigillo del santo patrono e impastati con la farina ottenuta dal grano offerto dai compaesani nei giorni precedenti. Nel pomeriggio, seguendo i rintocchi del campanile, sulla piazza principale, vengono accese le fascine per cuocere le “fave di San Nicola” in sette differenti caldaie, ognuna rappresenta un rione e quella che per prima raggiungerà l’ebollizione verrà premiata.

L'antica tradizione pollutrese risale al 1600 e rievoca un miracolo che San Nicola operò in tempi di carestia per sfamare il popolo. Tutti i presenti, al termine della cottura, in un’atmosfera di grande calore ed entusiasmo, gustano le fave accompagnandole con un buon bicchiere di vino. Il giorno dopo, il sacerdote impartirà la benedizione alla minestra di fave con i panetti che verranno distribuiti per le famiglie del paese, quindi si rientrerà in chiesa percorrendo in ginocchio la navata in onore del Santo.

"Il paese è così legato al Santo che gli dedica due feste all’anno: a maggio, tra il giorno 1 ed il 7, per ricordare l’arrivo delle sue reliquie sul suolo italiano; a dicembre, il giorno 6, per celebrare la sua andata in cielo. Il Santo viene dall’Oriente; infatti San Nicola era vescovo di Myra in Lycia (oggi Turchia) nel IV secolo ed il suo culto arrivò sulla nostra penisola portato da quei gruppi di monaci dell’ordine di S. Basilio che per evitare le persecuzioni erano fuggiti dall’Impero Bizantino. Infatti nell’aprile dell’anno 1087, avendo appreso che Veneziani e Genovesi stavano organizzandosi per effettuare quel “sacro furto”, 62 cittadini di Bari di ceto diverso, dopo aver armato tre vascelli, si diressero al porto di Myra e con uno stratagemma rubarono l’intero corpo di S. Nicola; poi a vele spiegate rientrarono a Bari: era il 9 maggio 1087. La città di Bari scelse quindi il 9 maggio come data per festeggiare San Nicola. Questo fatto induce la maggior parte delle persone a ritiene che il culto per questo Santo provenga esclusivamente da Bari. Ma non è così. Pollutri, per esempio, detiene un primato su Bari. Infatti mentre gli abitanti di questa città iniziavano a costruire la chiesa del Santo nell’anno 1087, i Pollutresi già possedevano da quasi un ventennio la chiesa di San Nicola nel territorio di “Ilice”, identificabile con un vasto territorio comprendente le attuali contrade Civita, Martina e gran parte della piana del Sinello. Iniziarono subito i lavori per costruire una chiesa e dopo due anni, nel 1089, la cripta fu completata e in essa furono deposte le sacre reliquie.  Il documento che lo riferisce è una Bolla papale scritta tra il 1061 e il 1073" (Prof. Vittorio Aruffo, nel suo libro il libro "San Nicola e la supremazia sconosciuta di Pollutri"). 

Nella Chiesa di San Salvatore a Pollutri è conservato un reliquiario con angeli che reggono gli attributi di San Nicola di Bari del 1776. 

Tra storia e leggenda i festeggiamenti per San Nicola riempiono di calore e colore Pollutri e rappresentano una delle celebrazioni più caratteristiche d'Abruzzo.

 

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