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Internazionalizzazione degli Atenei: più competenze linguistiche e maggiori opportunità di lavoro

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Conoscere le lingue e conoscerle bene è ormai, di fatto, essenziale per poter esercitare il proprio diritto allo studio: questo è il dato che emerge leggendo l'offerta formativa degli Atenei italiani. I corsi di laurea magistrale e i corsi di dottorato di ricerca proposti esclusivamente in lingua inglese sono in numero crescente, fino al caso limite del Politecnico di Milano.

L'Ateneo meneghino, assumendo la decisione di adottare la lingua inglese come lingua ufficiale d'Ateneo dall'a.a. 2014-15, ha suscitato non poche polemiche e la questione è addirittura finita in tribunale. Durante lo scorso mese di maggio, il Tar Lombardia ha dichiarato illegittima la decisione del Senato Accademico del Politecnico ma l'offerta formativa è cambiata di poco. Infatti, se a decidere di tenere i corsi in lingua inglese sono i singoli docenti allora il Tar non può intervenire. Dunque per la maggior parte degli studenti, dal prossimo settembre, le lezioni non saranno in lingua italiana.

Questa tendenza verso l'internazionalizzazione, tuttavia, non dovrebbe stupire. Il proliferare di corsi universitari in lingua straniera sembra la naturale conseguenza della diffusione dei licei europei. In queste scuole, presenti nella maggior parte delle regioni italiane (incluso l'Abruzzo), le lezioni di almeno due materie, non linguistiche, si svolgono in almeno due lingue comunitarie diverse dall'italiano e alla fine del percorso di studi si consegue un doppio titolo, il Diploma di scuola secondaria italiano e il Baccalauréat francese, sostenendo un solo esame finale.

E dovrebbe stupire anche meno se si considera quanto pubblicato, qualche anno fa, nell'opuscolo intitolato Più lingue Più affari: Le conoscenze linguistiche migliorano l'efficienza delle imprese. In questo documento, realizzato dal Forum delle Imprese, si legge: «[...] Diverse ricerche dimostrano che nei mercati internazionali è necessario utilizzare una vasta serie di lingue, assieme alle competenze culturali che vengono di solito acquisite con le conoscenze linguistiche. Al tempo stesso per le imprese è sempre più difficile assumere personale qualificato avente competenze linguistiche che vadano al di là di un inglese di base e questo è percepito come un vero e proprio problema. [...]. Il nostro gruppo cerca di far sì che a tutti i livelli della società si percepisca l’urgenza della situazione. L’Europa corre il rischio di risultare perdente nella guerra delle competenze, dal momento che economie emergenti, per lo più in Asia e in America latina, acquisiscono rapidamente competenze linguistiche e altre conoscenze necessarie per competere con successo nei mercati di domani».

 

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