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Marcia della Pace. In casa

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Sono stato alcuni giorni lontano da San Salvo. In un luogo in cui la sofferenza è la visione quotidiana che è offerta a coloro che vogliono e non vogliono vederla. E non ho seguito le notizie locali. Appena tornato ho letto alcuni siti e mi sono sorpreso delle questioni sulla marcia della pace svoltasi a San Salvo. Ho appreso che movimenti, associazioni, partiti non hanno aderito. Semplici cittadini non hanno aderito manifestandone il dissenso. Qualcuno ha chiesto un passo indietro ad altri, preteso che si spiegassero le posizioni assunte precedentemente.

Il mio pensiero è tornato all'ospedale. Ho sentito un profondo sconforto. La sensazione avvertita è quella che l'Italia è un paese oramai perso. È perso perché non è unitario neanche più sulle questioni che sono alla base di una  comunità: quelle del bene sociale e umano. La sensazione che mi ha accolto al ritorno a San Salvo è che molti di noi sono in conflitto con se stessi. La pace non deve essere sbandierata. La pace non deve essere sancita. La pace non deve essere festeggiata. Ma la pace va accolta e vissuta ogni giorno. La pace è un bene che è coltivato prima con se stessi e poi con gli altri. È necessario allora che non ci siano marce della pace. È necessario invece che ognuno di noi nel buio della propria casa ricerchi la propria, di pace, che diventi la condivisione e l'accettazione di ogni altro.

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