Era il 13 luglio 2012, Michele Mastrippolito, insieme al suo collega, stava facendo manutenzione nel reparto TO1 della Pilkington, la multinazionale che produce vetro per auto nella zona industriale di San Salvo.
All’improvviso, da una cabina elettrica da 6mila volt, si è sprigionata una fiammata che ha travolto Mike e ferito l'altro manutentore. Mike si è diretto verso il magazzino, dove ha trovato operai al lavoro; lì qualcuno ha preso un estintore e spento le fiamme che lo stavano avvolgendo. In eliambulanza viene trasportato al Centro grandi ustioni di Napoli: aveva ustioni sul 60% del corpo e gli arti inferiori in gravi condizioni. Mike aveva superato le prime 48 ore, le più critiche. Invece attorno alle 18.40, un blocco cardiaco ha strappato Mike ai suoi cari.
Oggi la mamma, Teresa, lo ricorda.
Chi era Michele?
Michele era un ragazzo d’oro: aveva tutti quei pregi che fanno definire una persona come "speciale". Ha studiato presso l’Industriale di Vasto come perito elettrotecnico. Nonostante io fossi contraria, a diciotto anni, durante il periodo estivo andò a lavorare: prima come bracciante agricolo e presso i campeggi e poi in cooperativa. Si aprì anche un libretto di risparmio dove andava a depositare i soldi che guadagnava. A tutte le sue spese giovanili provvedeva lui con i suoi risparmi. Mike è stato sempre un ragazzo, un uomo, di poche parole e di grandi gesti, spesso sconosciuti anche a noi; è stato un attento e rispettoso interprete delle sensibilità altrui.
Amava molto lo sport.
Qual’era e qual è il suo rapporto con Dio?
Prima ero la classica cattolica che viveva una fede di doveri e di facciata. Otto anni fa ho avuto la vera conversione. Io ero molto legata a mio padre e mi assaliva sempre un forte dubbio: “esiste l’aldilà e se esiste mio padre sta in paradiso?”. Io volevo un segno inconfutabile. Il signore ha ascoltato la mia preghiera e mi ha dato questo sospirato segno. La mia vita da quel momento è cambiata radicalmente: ho abbandonato alcune abitudini e preferivo starmene a casa per leggere quella bibbia che fino ad allora prendeva solo polvere. Non volevo più vivere come volevo ma secondo la volontà di Dio. Gli chiedevo e gli chiedo costantemente di guidarmi. Di sicuro vivevo meglio prima della conversione. L’uomo è fatto per stare bene e per godere senza farsi tanti problemi e talvolta anche sopraffacendo il proprio prossimo. Invece quella mia conversione ha svegliato la mia coscienza per cui ero e sono sempre assalita da forti dubbi, sempre in cammino e sempre in discussione. Inoltre da quel segno mi veniva spontaneo piangere notte e giorno per la passione di Gesù e per il dolore della sua mamma.
Quando Michele è morto mi sono ricordata delle parole rivolte da Gesù, durante il calvario, alle donne: «non piangete su di me ma sui vostri figli». E ho avuto la percezione che quelle lacrime che versavo erano per mio figlio che doveva morire e pensai «Signore a questo mi hai preparato?». Mike ha avuto l’incidente il giorno 13 luglio, ricorrenza della terza apparizione della Madonna di Fatima. Quel giorno per me e mio marito era l’ultimo giorno di terme a Tivoli ed era previsto prima la partecipazione ad una messa e poi la cena ed il ballo finale. Ma io preferii andarmene con una signora del posto conosciuta alcuni giorni prima che invece andava a San Vittorino per la messa e la fiaccolata in onore della Madonna di Fatima. Mentre mio figlio era sull’elicottero diretto all’ospedale, ignara io portavo lo stendardo della madonna in quella fiaccolata e pensai: «Cosa mi vuoi dire? Perché mi trovo qui?».
Appena finita la fiaccolata mi chiamò mio marito che nel frattempo tramite internet aveva appreso dell’incidente. Mike ha raggiunto la casa del padre il 16 luglio, ricorrenza della Madonna del Carmine e del compleanno ed onomastico di mio padre. Io e i miei familiari, quando abbiamo appreso la notizia che non ce l’aveva fatta, avevamo appena preso l’eucarestia in una chiesa di Napoli intestata alla Madonna del Carmine. Lui è stato seppellito il 26 luglio, ricorrenza di Sant’Anna (madre della Madonna) e onomastico di mia mamma. Queste date mi fanno pensare che ora il mio Mike è con la mamma celeste.
Come riesce a vivere con questo dolore così grande?
Quando qualcuno mi chiede come va, io rispondo: «morta dentro e viva fuori». È così che mi sento. Solo chi ci è passato mi può capire. A volte penso che Gesù ha scelto di morire, invece mio figlio non l’ha scelta, le si è presentata. Quale sofferenza è più grande? Il primo passo toccava a noi, alla nostra ostinazione di ritrovare una ragione per vivere e per far vivere Mike nelle cose degli uomini confidando che adesso lui sia protagonista delle cose di Dio. Una sola cosa mi aiuta ad andare avanti: il pensiero che mio figlio continui a vivere nei più bisognosi del mondo e che questo gesto sia motivo di conversione anche se di una persona sola. Sono sicura che la morte di mio figlio non sia stata vana ma che abbia una sua “ragione di vita”.
Solo per amore io e mio marito abbiamo costituito una Onlus che si chiama semplicemente Amici di Michele Mastrippolito Onlus per fare del bene (che avrà il nome e il volto sorridente del nostro Mike) alle persone di Paesi più poveri del nostro. L’idea iniziale era quella di realizzare, in Africa (luogo in cui mio padre era stato prigioniero per tredici anni) un presidio ospedaliero, un luogo di solidarietà, di pietà e speranza, dove alleviare sofferenze, curare e guarire bambini, donne e uomini. Per dare concretezza a questo progetto dopo la costituzione della Onlus ci siamo rivolti ai gabrielini di Vasto dove il responsabile mi ha messo in contatto con un missionario indiano che è stato in contatto con Madre Teresa di Calcutta, padre Matteo. Costui mi ha detto che c’era necessità di costruire un orfanotrofio in India nella città di Hyderlad. C’è già il progetto approvato e padre Matteo a fine ottobre è partito per iniziare i lavori. Sia la testimonianza più concreta di vicinanza al prossimo e di vicinanza a nostro figlio. Non lasciateci soli, noi non ci fermeremo comunque. Perché Mike non si fermava mai, c'era sempre. E c'è ancora o è ancora di più.