In tanti erano presenti alla Tombolata di beneficenza organizzata da Vita e Solidarietà ONLUS domenica 1 febbraio nella pizzeria 'Tutto Gusto' in via dei Tigli.
Tra questi c’erano anche dei novelli sposi, Rossella Tascone e Gianni Cordisco, che hanno conosciuto Ottavio Antenucci (presidente dell’associazione di Vita e Solidarietà ) tramite amici e ci si erano rivolti per le bomboniere del loro matrimonio. Da questo contatto è venuta loro voglia di fare un viaggio di nozze alternativo lontano da tutto ciò che è consumismo. Si sono affidati così a Ottavio per organizzare questo viaggio in Sry Lanka. Ecco le loro impressioni su questo viaggio.
«Siamo stati dodici giorni in Sry Lanka; noi vivevamo nelle missioni su cui si appoggia l’associazione. In particolare nella missione di Saint Joseph che assiste 150 anziani indigenti, grazie esclusivamente alla carità dell’associazione e di altri contributi locali. Quando stavamo nelle missioni noi facevamo dalla mattina alla sera la stessa vita delle suore e andavamo dove andavano loro. Abbiamo constatato con mano che i soldi delle adozioni a distanza raccolti dall’associazione vengono veramente utilizzati per migliorare la vita dei bambini adottati dando loro la possibilità di studiare e di costruirsi così un futuro migliore.
Al di là della vita di missione com’era la vita in questo paese e cosa vi ha più colpito?
È completamente diversa dalla nostra. È come era la vita dei nostri nonni: molto più semplice e più serena. Anche i bambini, anche se poveri, hanno sempre uno sguardo molto sereno. Lì non si butta niente, si aggiusta tutto e ogni cosa è commercializzata sfusa, senza confezioni; per questi motivi non c’è immondizia. Negli ospedali vengono assicurate solo le prestazioni mediche, per il mangiare, le medicine e ogni altro fabbisogno deve provvedere l’assistito o chi per lui.
La natura è spettacolare proprio perché è ancora protagonista: la vita dell’uomo è cadenzata da essa. Le piantagioni di thè sono bellissime, come pure gli scenari civili in stile vittoriano. Da Saint Joseph ci siamo poi spostati in un'altra missione sempre a Rambewa. Per spostarci dovevamo prendere una macchina con l’autista, perché non c’erano mezzi pubblici. Siccome non abbiamo fatto un percorso turistico noi eravamo gli unici occidentali con la pelle bianca.
Ovunque andavamo tutti ci guardavano: ci sentivamo come degli alieni. Forse abbiamo provato quello che provano le persone con un colore di pelle diverso dal nostro quando vengono qui. Solo che là ci guardavano quasi con ammirazione anche per come eravamo vestiti. Ci sentivamo in soggezione, quando andavamo in un negozio ci "stavano addosso" almeno due persone. Forse lo facevano solo per aiutarci ma comunque dicevamo: dai compriamo qualcosa e andiamo subito via.
Molti dicono che è meglio aiutare gli italiani che quelli che sono altrove, voi cosa ne pensate e come rispondete a queste persone?
Io penso che chi pensa di andare ad aiutare chi sta nello Sry Lanka è anche disponibile ad aiutare chi sta qui. Non c’è un ordine. Noi abbiamo fatto un'esperienza che è diversa di quando fai l’elemosina in casa: dopo averla fatta torni nella tua vita normale. Invece, lì abbiamo fatto esperienza di quella povertà . Per loro è normale non avere l’acqua calda, il bagno e cose del genere. Per esempio una sera mi ero lavata i capelli e mi ero asciugata col phon portato da casa. La suora mi chiese come avevo fatto ad asciugarmi i capelli di sera. Loro si lavano i capelli a ora di pranzo in modo che questi si possano asciugare con il sole. Un altro ritmo di vita. Tutto è cadenzato con il sole: ci si sveglia con il levare del sole e si va a dormire quasi con il calare del sole. Hanno una vita più serena. Anche i bambini orfani riescono a sorridere ed essere gioiosi.
Una differenza sostanziale è che lì la solidarietà la vivi e qui la fai. E poi molto probabilmente chi la pensa così non aiuta né chi sta qui e né chi sta nei paesi come lo Sry Lanka. Noi siamo stati lì solo per il viaggio, ma quelle suore missionarie dedicano la loro vita alla missione e non si può dire loro: fate missione prima qui e poi lì. Loro vanno dove c’è veramente bisogno senza avere priorità .
Il desiderio di tornarci?
Sì e anzi estendiamo l’invito anche agli altri.