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Segni di primavera tra le 'macerie' dell’inverno: sul lungomare di San Salvo passeggiata nella realtà

Il primo sole 'organizza' un meeting tra uomini e natura, ferite e speranze: uno sguardo di verità

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Il paesaggio è familiare, ma il primo sole dopo un lungo inverno, è sempre un ospite così gradito e radioso che ha la capacità di farci mettere le scarpe adatte per farci riappropriare della novità di una passeggiata in sua compagnia sul nostro lungomare. 

L’inverno sul calendario non è ancora terminato, ma febbraio, con le sue mimose esplosive, l’allegria delle maschere di carnevale e la festa di 'Valentino e Valentina', porta in grembo l’aria di una promessa di primavera imminente. Il sole però, non è solo luce e calore, ma anche uno sguardo di verità sui danni dell’inverno e, soprattutto, su quelli che noi provochiamo.

Il nostro Lungomare ne è – come tutti gli altri – un deposito, anzi una... discarica impietosa. Le tonnellate di alghe che vediamo sulla battigia sono normali, biologiche, una sorta di prodotto dell’auto-pulizia del mare che vuole ritrovare il suo candore dopo le nevicate, i  temporali e le mareggiate invernali. Tra di esse però, si sono aggrovigliate infinite scorie della nostra inciviltà: ciabatte, buste, tanniche, giochi... tutto 'rigorosamente' in plastica: vediamo le cose più impensate che indignano la nostra coscienza e quella di chiunque ha a cuore la propria madre.

Il nostro pianeta, infatti, ci è madre prima ancora della nostra mamma biologica. Gli operai del Comune, sono già al lavoro per rimuovere tutto ciò che danneggerebbe le macchine apposite che, a breve, restituiranno la spiaggia alla nostra passeggiata a piedi nudi. Sulla battigia, infatti, essi spostano tronchi, enormi e alberi sradicati dal furore delle tempeste che i fiumi hanno portato a valle e accantonano le alghe con la carriola.

I disastri climatici sembrano aver fatto un solo confuso paesaggio di mare, colline e fiumi: uno scempio che sembra non avere mai fine e sul quale chiudiamo così 'volentieri' gli occhi. Qualcuno dovrà pur pensare al dissesto idrogeologico, alle colline che franano, all’aria inquinata che uccide, alle tante Terre dei fuochi che stanno uccidendo grandi e piccoli o no ?

Troppo semplice tacitarci la coscienza dicendo: «... io cosa ne posso?». Tutti possiamo e dobbiamo, nessuno escluso, certo vi sono responsabilità diverse, ma quella mano morta che: lascia cadere, seppellisce, abbandona, dimentica è anche la nostra. Di molti peccati abbiamo smarrito il senso, ma dei delitti contro il Creato non abbiamo ancora preso coscienza.
Papa Francesco ha riassunto uno dei suoi magistrali insegnamenti in questo assioma: «Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la terra mai». Inutile lasciare ai nostri figli una casa o il conto in banca, facciamo in modo che essi - come i due giovani della foto -  possano, anche quando noi non ci saremo più, tornare sul nostro Lungomare a parlare d’amore.

FOTO DI INES MONTANARO

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