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"Fra tutti i fiori non ce ne sono due che si assomigliano"

Commento al vangelo di domenica 27 settembre

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L’apostolo, Giovanni, ha visto scacciare i demoni nel nome di Gesù uno che non era della cerchia, e glielo ha proibito (cfr Mc 9,38). Nel riferire l’incidente al Maestro si sente rispondere: “Non glielo proibite...Chi non è contro di noi, è per noi” (Mc 9,39-40). L’episodio è molto attuale: non è del nostro gruppo; della nostra comunità! Che pensare di quelli di fuori, che fanno qualcosa di buono e presentano delle manifestazioni dello Spirito, senza tuttavia credere in Cristo e aderire alla Chiesa? Possono anch’essi essere salvi?

La teologia da sempre ammette la possibilità, per Dio, di salvare al di fuori delle vie ordinarie che sono la fede in Cristo, il battesimo e l’appartenenza alla Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha ricordato che “lo Spirito Santo, in un modo noto solo a Dio, offre a ogni uomo la possibilità di venire in contatto con il mistero pasquale di Cristo” (GS, 22) e quindi di essere salvato.

È proprio vero che “La vera ricchezza è fatta dalla nostra diversità: l’altro ci è prezioso nella misura in cui ci è diverso” (Albert Jacquart): una verità che sperimentiamo tutti i giorni. Ed è un bene che sia così. Quanta tristezza in un mondo monocorde! La natura ci insegna: “Fra tutti i fiori non ce ne sono due che si assomigliano e che possano dirsi uguali, se non per l’abbandono che essi fanno di se stessi all’opera del giardiniere” (Jean-Pierre de Causade).

I guai cominciano quando ci lasciamo vincere dalla paura delle diversità, delle differenze. Quando crediamo di avere il monopolio della verità. Quando siamo convinti che la nostra è l’unica vera religione. Quando pensiamo che la nostra sia la razza superiore. Abbiamo, purtroppo, visto nei tempi passati, ma anche oggi, dove porta l’integralismo, anche religioso. E abbiamo visto qual è il punto di vista di Dio: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore” (Nm 11,29). “Chi non è contro di noi è per noi” (Mc 9,40). Noi dobbiamo badare solo alla verità, e godere per la verità. Dobbiamo saper riconoscere la verità anche negli avversari, anche in chi non crede come noi. E dobbiamo godere della verità, perché Dio è verità.

Le persone che incontriamo, straniere o di altre religioni, sono certamente differenti da noi, ma questo non deve crearci imbarazzi o fastidi. Partecipiamo tutti alla stessa umanità, amiamo e odiamo, preghiamo e pecchiamo, speriamo e ci abbattiamo. La diversità è solo l’arcobaleno dei colori dell’unica luce che è nelle nostre anime: “La differenza genera odio” (Stendhal). Ricordiamoci che “con la concordia le piccole cose crescono, con la discordia le più grandi si dissolvono” (Salustio). È la concordia che dobbiamo promuovere in tutte le cose. Al duello tra le religioni, tra le culture, tra le nazioni, tra i popoli, dobbiamo preferire il “duetto” della musica, che riesce a incrociare voci diverse, e creare armonia.

Abbiamo una grande missione cui ci ha consacrati il Battesimo: testimoniare Gesù con la nostra vita! Per cui non si tratta di sapere se esiste o meno il sale insipido. Si tratta invece di chiederci: che succede se una comunità cristiana perde il suo sapore e non realizza la propria missione? Una comunità che non evangelizza ha ancora sapore? Solo l’evangelizzazione ha il potere di fare riacquistare sapore a una comunità.

Dare un bicchiere d’acqua... dare un po’ di calore, un po’ d’amore, un po’ di gioia, un po’ di pace, un po’ di presenza che richiamino in chi li riceve la presenza dello Spirito di Gesù. Che magnifica ricompensa per ogni ministro volontario di un sacramentale informale, di questo bicchiere d’acqua dato nel suo nome ai battezzati in Cristo. E ancora, se i battezzati o i non battezzati, consapevoli dell’identità di ministri di Cristo, ordinati o no, danno aiuto e assistenza al prossimo, Cristo li ripagherà, poiché essi saranno associati a Lui nel suo ministero dell’amore. Sant’Agostino vedeva Cristo nel buon samaritano! Il sale dell’amore, finché tiene in vita il bel fiore dell’amore, non perisce e dà sapore a tutto quanto assumiamo.

Ma se il sale dell’amore perde sapore, se perde cioè l’amore, non c’è al mondo nessun amore che possa ridargli sapore, in quanto ha rifiutato l’unico amore che poteva dargli sapore. Battezzati, abbiamo ricevuto lo Spirito d’amore. Che cosa ne abbiamo fatto? Che cosa ne facciamo? Stiamo attenti a non essere di scandalo con la nostra contro-testimonianza, la nostra incoerenza, con la nostra banalità.

“La verità è come la religione. Ha soltanto due nemici: il troppo e il troppo poco” (Samuel Butler). L’eccesso e il minimo. L’eccesso genera fanatismo, integralismo e fondamentalismo. Il minimo è rappresentato da una religiosità inconsistente e superficiale. Facciamo un serio esame di coscienza, ricordando che “gli errori della filosofia sono ridicoli, quelli della religione sempre pericolosi” (David Hume). Signore, la mia preoccupazione sia di non dare scandalo con la vita, con una religiosità stanca e abitudinaria. E desiderare sempre l’arte del dialogo e del confronto, alla ricerca dell’unica verità.

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