Possiamo definire il segno di Cana: la vita è abbondanza. Penso sia opportuno collegare il Vangelo di Cana con la famosa affermazione di sant’Ireneo: “L’uomo vivente è gloria di Dio”, per riconoscere nella persona di Gesù la verità e il fondamento della dignità infinita di ogni uomo, dal momento che il Padre “in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati nella carità, predestinandoci ad essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo” (Ef 1,4-5).
Ecco allora che la mancanza di vino, chiaramente allusiva alla mancanza d’amore nel matrimonio, ne ricorda immediatamente le conseguenze a carico della famiglia. In Europa, mentre i matrimoni sacramento diminuiscono ogni anno, i divorzi crescono. Nonostante questo, il Vangelo di Cana, con la presenza vigile di Maria, ci muove a fare totalmente nostra la speranza di san Giovanni Paolo II, consapevoli che anche oggi Maria ha bisogno di “servitori” del “vino buono”, rappresentati anzitutto dalle stesse famiglie cristiane, chiamate concretamente a farsi “prossimo” di ogni famiglia in difficoltà (cfr Lc 10,25-37).
Ognuna di tali famiglie missionarie è chiamata ad essere soggetto di evangelizzazione: “In senso proprio e credibile, evangelizza non la famiglia semplicemente rispettabile, non la famiglia praticante e tuttavia allineata con i modi di pensare e agire secolarizzati; ma la famiglia che vive una spiritualità cristocentrica, biblica, eucaristica, trinitaria, ecclesiale, laicale, cioè incarnata nelle realtà terrene, nelle molteplici relazioni e attività di ogni giorno; la famiglia che vive l’amore come dono e comunione, quale partecipazione all’alleanza nuziale di Cristo con la Chiesa, quale riflesso della comunione trinitaria delle persone divine e anticipo della festa nuziale nell’eternità” (Card. Antonelli). Icona e fonte perfetta di una simile spiritualità, é il Vangelo delle nozze di Cana. Anche dal profeta Isaia, oggi, giunge tale messaggio di speranza: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata mia Gioia e la tua terra Sposata” (Is 62,4).
I nomi propri “Abbandonata” e “Devastata” si riferiscono a Gerusalemme, città personificata, sposa infedele che si è meritata l’esperienza riparatrice e purificatrice dell’esilio a Babilonia; mentre “Sposata” è segno del radicale cambiamento portato dall’intervento di Dio, Sposo fedele. Possiamo riconoscere nella Città santa violata la figura della famiglia di oggi, semidistrutta dalla perdita della fede, dall’edonismo e dal laicismo. Ma noi crediamo che in forza stessa dell’incarnazione del Verbo in una famiglia umana, alla mensa di ogni famiglia é presente, anche se non riconosciuto, il Signore Gesù suo Salvatore.
Le nozze di Cana dichiarano che la salvezza di Dio, che in Gesù di Nazaret si è incarnata nella storia, si dilata e riempie di sé le pieghe ordinarie e quotidiane della vita. Quello che Gesù opera a Cana è come una nuova creazione che porta a compimento quella di Dio, riscattandola dal male che il peccato ha introdotto nella storia.
Gesù fonda davvero la nuova alleanza tra Dio e il suo popolo: ora si compiono le nozze (cfr Os 2,21), Dio sposa l’umanità. Ciò che era prefigurato dalla Prima Alleanza diventa definitiva nella Nuova Alleanza. Le sei giare colme di acqua fino all’orlo vengono trasformate in vino. Erano giare di pietra che contenevano l’acqua per la purificazione (Gv 2, 6). Giare di pietra come spesso può essere di pietra il cuore dell’uomo, soprattutto quando lascia le parole di Dio scritte su tavole di pietra, anziché lasciarseli imprimere sul suo cuore. Ma per quanto l’acqua riempia le giare fino all’orlo, non basta a purificare il cuore di pietra e a trasformarlo in cuore di carne.
È necessario un vino nuovo, un vino migliore, quello che solo Gesù può donare, trasfigurando la prima alleanza nella nuova e definitiva alleanza. Solo Lui lo può donare perché Lui è lo Sposo, meglio in Lui si compiono in modo definitivo le nozze tra Dio e il suo popolo. A Cana, nasce, viene fondata e ricreata, un’umanità nuova, l’umanità dei figli di Dio, chiamati ad abbattere ogni separazione, a superare ogni divisione, a vincere ogni logica perversa di inimicizia. Signore, concedimi di continuare a contemplare la Tua gloria pienamente manifestatasi in Gesù: la gloria di un amore che continua a donarsi in ogni Eucaristia: il vino dell’Alleanza nuova, il vino migliore per la nostra gioia.