Per la prima volta a Nazareth risuona la pretesa inaudita, assoluta ed è l’inizio della croce.
Cristo non è il maestro di una nuova religione che, vivendo in modo esemplare, vuole insegnare e trasmettere una legge morale. Cristo non è soltanto il trasmettitore di un messaggio che esige una decisione, ma è Lui, è la Sua persona che esige una decisione: la decisione, in senso assoluto. Non la Sua dottrina, non il Suo esempio ma Lui, la Sua persona: questa è la salvezza.
Subito nasce una obiezione: ma come? Lui, un uomo come me, uno in carne ed ossa come me, come può pretendere di avere un’importanza decisiva per la mia salvezza? Ma se di Lui conosciamo vita, morte e miracoli? Ma chi crede di essere?
S. Luca scrive: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Oggi, ora è qui il regno di Dio.
Di fronte a questa pretesa assoluta nasce l’esigenza di una nostra decisione assoluta, poiché mai ci potrebbe essere rivolto un annuncio più carico di provocazione, più capace di suscitare l’urgenza assoluta di una risposta!
Cristo non dice «Io ti mostro la via», ma «Io sono la via»; non dice «ti insegno la verità », ma «Io sono la verità »; non dice «ti porto la vita», ma «Io sono la vita»; non dice «lo ho visto il Padre», ma «chi vede me vede il Padre, perché «il Padre è in me».
Riconoscere tale pretesa, disporsi ad accoglierla, significa rinunciare a se stessi nel modo più totale, sacrificare l’autonomia della propria volontà nel modo che può avvenire solo nella fede e nell’amore.
Se Lui è la mia salvezza, allora Lui è tutto per me!
O si ha questa apertura illimitata, questo abbandono nell’amore, oppure si ha l’avversione più ostile e più cattiva, la ribellione più ostinata e tenace.
Lo scandalo: è l’irritazione umana contro Dio. Finché questo Dio rimane nella nebbia del mistero, finché la sua immagine si confonde, resta come sfocata nell’astrattezza dei nostri ragionamenti, finché il pensiero di Lui resta solo lo spunto per coltivare nobili e teneri sentimenti, non fa problema dichiararsi dalla sua parte, non costa nulla; ma quando Egli riveste la forma tremendamente concreta della nostra carne umana, quando ci mette alle strette, quando urge e incalza facendosi presente, ci costringe ad una decisione assoluta: «E beato chi non si scandalizza di Me».
Poiché è questa forma di Presenza che scalza le nostre pretese, che ci percuote sul vivo, che non dà tregua all’ambiguità , che minaccia la nostra autosufficienza orgogliosa!
Eppure la scelta divina della massima condivisione, del coinvolgimento pieno con noi, questa scelta è la rivelazione della misericordia: se non ci induriamo ostinatamente, decidere per Lui è lo scopo gioioso della vita, è una dolcezza infinita. Amen.