Si ricordano tanti “personaggi” sansalvesi ritenuti tali per i soliti stessi motivi, eticamente encomiabili, e si dimenticano quelli che, in vita, si sono imposti ad essere tali e si facevano rispettare come se già stessero sul podio dalla nascita.
Persone magari invidiate, criticate, ma sempre in sordina senza coraggio di dirlo “in faccia” per la loro somiglianza ai pavidi conigli, che si nascondono e tirano la pietra.
Non comune ma speciale era davvero Sebastiano Checchia che tutti ricordano come ricco possidente, imprenditore, avanguardista per talento.
Sebastiano era un instancabile lettore di esperienze e non di libri; il suo italiano si intercalava col dialetto altisonante ed imponente.
Ovunque era sempre e solo lui a dettare legge e a decidere il qui, il lì, il come, il questo o l’altro.
Ho avuto modo di conoscerlo bene durante un viaggio di gruppo a Mosca e San Pietroburgo; su tutti i professionisti, laureati, viaggiatori esperti, Bastiano, incredibile a dirsi, a fine soggiorno si rivelò inaspettatamente il più intraprendente e risolutivo, superando in tempistiche e nozioni ogni difficoltà ma soprattutto evidenziando il suo speciale altruismo che supera, di karatura, la sua generosità.
Era un vero intenditore di tutto, perchè curioso di sapere, con l’incessante fiuto innato di percepire l’utile e senza scanzare immediatamente il superfluo.
La sua esistenza spaziava in tutto ciò che di buono e di bello la natura ci offre. I beni materiali e spirituali erano sullo stesso piano e con la stessa passione venivano da lui apprezzati, stimati e goduti senza però mai distanziarsi dai punti fermi e dai valori assoluti ordinati nella sacrosanta priorità che lui comunque seguiva con rigore, tanto da lasciare come eredità ai figli ed ai nipoti, il segno indelebile del vero bene e dell’intenso affetto che lui non ha mai chiamato amore ma che di straordinaria unicità Lella, la sua unica vera donna amata, è convinta sempre più di essersi sentita la “regina” esistenziale della sua scala reale.