XXV Domenica del Tempo Ordinario C
Vangelo: Lc 16,1-13 (forma breve: Lc 16,10-13)
Per comprendere correttamente il testo del Vangelo di oggi è necessario inserirlo nel contesto. L'evangelista Luca nel capitolo 16° del suo Vangelo pone l'insegnamento di Gesù sull'uso della ricchezza (vi è una certa consequenzialità con il capitolo precedente dove, con la vicenda del "figliol prodigo", si mostrano i guasti che provoca il voler usare le ricchezze solo per sé). Il testo evangelico vuol dire, in sintesi, che il problema non sta nei beni in se stessi, ma nel cuore di chi li usa, come si scrive nel Vangelo di Matteo: "La dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore" (Mt. 6, 21). La questione centrale sta nel vedere dove abbiamo il nostro cuore, dove sono dirette le nostre vere preoccupazioni.
In questo contesto Gesù parla dell'amministratore di una grande proprietà. Costui viene accusato presso il suo padrone di svolgere in modo illecito il suo ufficio. E le accuse debbono essere talmente evidenti che il padrone decide di licenziarlo immediatamente; gli concede solo il tempo di preparare e consegnare i registri. Ma la vicenda ha una svolta inattesa. L'amministratore vede davanti a sé un'alternativa impossibile: mettersi a fare il mendicante, oppure zappare la terra; due alternative per lui insopportabili. Per sfuggirvi pensa ad un'altra truffa ai danni del padrone. Fa un giro presso i debitori del padrone, riesce a corromperli e sottrae le somme dei loro debiti. In compenso essi s’impegnano ad accoglierlo e mantenerlo appena licenziato.
Da tutto questo cosa possiamo capire: un uomo con pochi scrupoli; e sembra davvero impossibile leggere la conclusione dell'evangelista: “E il padrone (Dio) lodò l'amministratore iniquo perché aveva agito saggiamente”.
È ovvio che il padrone non approva il furto commesso ai suoi danni per ben due volte. Resta, invece, sorpreso dall'abilità dell'amministratore nel cavarsi dal guaio in cui si era cacciato con la sua condotta disonesta. Insomma, Gesù non loda l'inganno. E ancor meno raccomanda ai suoi discepoli di rubare con abilità per farsi così degli amici. Tant'è vero che quest'uomo viene messo non tra i "figli della luce", ma tra i "figli di questo mondo". Qui si nota l'abilità di quest'uomo nel cercare la sua salvezza.
In altre parole Gesù sembra dire agli ascoltatori: “quell'amministratore come conquista la salvezza? Come evita di zappare la terra o di mendicare? Come assicura il suo futuro?” La risposta: “Essendo generoso verso i debitori”. In effetti, il suo futuro e la sua stessa vita, dipesero dalla sua generosità. Con essa legò a sé i debitori. E Gesù aggiunge: “Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Procurarsi amici. Ma si badi bene, l'amicizia non si compra, si costruisce con la generosità, con un cuore pronto e disponibile. Qui sta il centro della parabola odierna: la generosità verso i debitori (ossia verso i poveri e i deboli), salva la nostra vita e il nostro futuro. Siate amici dei poveri e sarete salvi. Questa è la scaltrezza che chiede oggi il Vangelo. Lo chiede a noi suoi discepoli. Amen.