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Chiù 'nnende jame e chiù pechere aricacciame

Più andiamo avanti e più pecore estraiamo

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L'episodio che modestamente cercherò di riportare, forse in tanti l'hanno già sentito raccontare, ma per la sua particolarità e per il detto popolare che ne derivò, vale la pena ricordarlo.
Negli anni successivi il secondo dopoguerra, a San Salvo era attiva una piccola società privata, proprietaria di un modesto autobus che effettuava un servizio di trasporto di persone e cose tra il paese e la sua stazione ferroviaria, per un percorso abbastanza tortuoso di circa cinque chilometri. Il servizio principale era quello del lunedì, perché permetteva ai commercianti della zona, di recarsi di buon mattino in stazione per poter prendere la coincidenza del treno per Pescara Portanuova, dove appunto, si svolgeva ogni lunedì, un importante mercato.
Accadde un mattino d'un lieve velo di caligine, che in prossimità di una esigua curva, un piccolo gregge di pecore nel loro attraversamento si trovò di fronte il bus che non riuscì a fermarsi compiutamente, anzi per evitarlo andò in parte a finire fuori strada. Tra dolorosi belati ed imprecazioni del pastore, i pochi passeggeri, ancorché spaventati dovettero scendere e collaborare anche a spingere il bus per poterlo riposizionare in carreggiata.
Ma prima di ogni cosa, toccò liberarlo dal fardello di alcune povere bestie rimaste uccise e incastrate sotto lo chassis. Durante questa incresciosa operazione l'autista sconsolato, per ogni pecora estratta, continuava a ripetere al suo collaboratore: "Chiù 'nnende jame e chiù pechere aricacciame". Da qui la probabile origine del detto che tuttora resiste nel gergo paesano, per indicare che nell'affrontare un problema, molte volte se ne incontrano altri conseguenti o collegati.
Per la cronaca dell'epoca, alla fine, anche con la complicità del capostazione forse avvisato dell'accaduto, la coincidenza del treno per Pescara non andò persa.

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