Siamo sicuri che la vita quotidiana, le immagini quotidiane siano la vera realtà percepibile e degna di essere vissuta? Siamo sicuri che questa coscienza illuminata del grande Apollo non nasconda tranelli, sintomi, per la nostra salute?
Come insegna il grande Eraclito, la realtà non può non essere percepita che per opposti e perché non tener conto anche delle nostre immagini più naturali e spontanee quali i sogni? Ricerche dimostrano la loro naturale formazione durante la fase del sonno chiamata REM ma perché fermarci a questa semplice constatazione? Perché sogno quel personaggio, quell’animale e quel particolare frutto o quella particolare situazione?
Molti sono stati gli studi psicologici e psicoanalitici a riguardo. C’è chi spiega la teoria del rimosso, chi la teoria della compensazione, chi della rivelazione, del deja vù, della traduzione e quant’ altro ma ciò che preme sottolineare è proprio l’esistenza di una psichè a se stante, un mondo immaginale (Corbin) dal quale la nostra psichè attinge immagini. Siamo sicuri che sognare nostro fratello, madre, padre, sorella siano realmente i personaggi diurni? O magari potremmo ipotizzare che rappresentino frammenti di piccole luminosità multiple che caratterizzano noi stessi e la nostra parte più profonda. Chi sono io in quel sogno e quanto mi appartiene quel personaggio o quell’animale o pianta? Perché non ridare Anima a ciascuna di quelle immagini scoprendo che oltre la realtà diurna con la quale confrontarsi quotidianamente non ci sia qualcosa di più profondo in noi alla quale vale la pena di dar voce?