La civiltà rurale è tramontata. Il lavoro agricolo, che prima era il perno dell’economia del paese, oggi non lo è più. I valori morali sono ritenuti obsoleti e sorpassati.
Il dirigente scolastico Angelomaria Primiano abita a Montefalcone del Sannio, ci parla di quegli argomenti nel suo libro, che ha intitolato “La Civiltà rurale”.
Spero, che a leggere l'opera del prof. Primiano, siano molti ragazzi e ragazze.
Lo stralcio dell’opera.
“Nella civiltà rurale la donna aveva un ruolo di moglie e madre, mentre scarso era il suo impegno nella vita sociale. Da piccola la ragazza godeva di minore libertà rispetto al fratello coetaneo: non poteva e non doveva uscire di casa senza l’ordine dei genitori, i comandi per svolgere delle incombenze, presso le zie o comari, erano strettamente vigilati.
Questo perché non bisognava dar adito a nessuno di sparlare sulla moralità della ragazza e della famiglia di appartenenza.
Nel vestire doveva esser ben coperta e, nel camminare non doveva mai ancheggiare o guardare o sorridere ai giovanotti o agli uomini, altrimenti era considerata una bagattèll.
Raramente doveva passare in piazza da sola e comunque solo in casi di necessità.
Un attimo di libertà l’aveva quando andava a prendere l’acqua nella fontana del paese e quindi con la sua cangue a la spare sotto il braccio, magari insieme ad altre vicine di casa, si avviava verso la fonte dove sicuramente avrebbe incontratoli suo ragazzo che l’aspettava.
Al ritorno casa si prendeva il richiamo della mamma o della nonna che già erano venute a conoscenza dell’incontro.
L’andare in chiesa per la messa rappresentava un’altra occasione per incontrare l’innamorato: sguardi penetranti,sorrisi amorosi erano dolci sensazioni che, ai ragazzi innamorati, bastavano per tutta la settimana.
La ragazza doveva lavorare nel tessere la tela matrimoniale, tenere pulita e in ordine la casa e andare con la madre a lavare i panni al ruscello o nel lavatoio.
La più grande aveva anche il compito di fare da balia ai numerosi fratelli più piccoli. Il problema del sesso era tabu’, non se ne doveva assolutamente parlare, perché era segno di immoralità e peccaminosità. E’ chiaro che dagli insegnamenti, al momento opportuno comunque ne venivano a conoscenza.
La donna una volta sposata, aveva il compito di assicurare una prole numerosa per la famiglia che aveva bisogno di manodopera e dare continuità alle generazioni.
Le decisioni di una certa rilevanza erano prese dai mariti o dal nonno patriarca della famiglia e se qualora la donna fosse riuscita a condizionare le scelte del marito, si diceva che l’uomo si era fatto mettere la hànne (la gonna)”.
In verità, i nostri nonni, sono vissuti in un mondo totalmente “arretrato”, però erano ben radicati in se stessi, i principi morali di sincerità d’animo, rispetto alla parola data, aiuto reciproco, dignità, rispetto degli altri.
Erano valori così semplici, eppure così forti.