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Secondino Artese “donò la luce”a San Salvo e Lentella. Era il 1928

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Fino al 1919, nei paesi dell’alto Vastese, la luce elettrica non esisteva. Per rischiarare le abitazioni si faceva uso di lumi a petrolio, lumi a carburo e di candelotti di cera (ciruggine). Verso la fine di febbraio del 1920 un bravo elettricista di Montorio al Vomano, Giovanni Gorga, si trasferì a Dogliola e presentò al sindaco un progetto per la realizzazione di una centrale elettrica nella piana del fiume Trigno. Egli, appena ottenuta la licenza, convogliò l’acqua in una specie di diga che aveva scavato insieme ad altri operai della zona. La forza d’urto dell’acqua azionava una grossa ruota munita di lunghe pale di legno, che assorbiva l’energia del fluido in movimento e la trasformava in energia meccanica per la produzione di energia elettrica. Fresagrandinaria fu il primo paese a usufruire della luce elettrica. Nel 1928 la società distributrice di energia passò a Secondino Artese di San Salvo, uomo ingegnoso, generoso, intelligente e papà dell’on.le Lillino Artese e Lidia Artese. Egli, nell’arco di qualche mese, portò la linea elettrica a San Salvo e a Lentella. Fu una grande gioia. Finalmente gli abitanti dei due paesi poterono uscire tranquillamente di sera. Gli anziani ricordano, che durante un diluvio, i detriti e il terreno staccati dai pendii, causarono l’otturazione del canale. Il cassettone della turbina ( lu casciòne) posizionato nelle vicinanze del torrente Annecchia, dopo un balzo di dieci metri, fu trascinato dall’acqua corrente. Conseguentemente San Salvo, Fresagrandinaria e Lentella restarono parecchie settimane senza la luce elettrica. Secondino Artese con un prodigioso intervento riuscì a ripristinare la corrente elettrica. Nelle vicinanze della centrale elettrica, Antonio Di Vincenzo, lancianese, aprì un mulino ad acqua. A frotte la gente si recava a macinare grano, fave e granturco. Durante l’attesa, molti andavano alla Pantìrë a pescare le anguille da arrostire. L’odore si sprigionava in tutta la vallata. Si beveva vino a volontà. Non mancava mai il travolgente suono della ddubbottë. Si ballava e si cantava fino all’ora del tramonto. Michele Molino
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