La liberalizzazione della cannabis - spesso definita droga leggera - sembra essere un argomento di grande attualità dopo l'abrogazione della legge Fini-Giovanardi di qualche giorno fa.
Le considerazioni etiche e sociali sull'abuso delle droghe possono essere affrontate solo dopo aver ben presente un principio fondamentale della farmacologia. Nello studio dei farmaci, non si fa distinzione tra droghe pesanti o leggere. Esiste il farmaco dal greco 'pharmakon' (φάρμακον), che significa pianta curativa, medicina, veleno o droga.
Il farmaco, e tra questi la cannabis, preso nella maniera errata e senza alcun motivo patologico è veleno e ha gravi effetti collaterali. Dai mass media, spesso,la cannabis non viene considerata 'pharmakon'. Banalizzarla, non dare la giusta informazione o addirittura legalizzarla è molto pericoloso, basta pensare ai gravi danni e al numero di morti per cancro causati dal fumo e dall'alcool. Questa pianta, conosciuta più per il suo uso ludico, ha dei potenti principi attivi che agiscono sul sistema nervoso centrale e dovrebbe essere utilizzata soltanto come grande opportunità nella ricerca medica, nella cura di malattie rare e nel sollievo dei malati terminali.
Nella letteratura scientifica internazionale sono migliaia gli studi sulle possibili applicazioni terapeutiche della cannabis.
Delle circa 540 sostanze contenute in essa, gli studi si sono concentrati principalmente sull'attività di pochi cannabinoidi (essenzialmente il THC e il cannabidiolo o CBD).
Questo interesse prevalente sul THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) è sicuramente motivato dall'essere il principale componente e responsabile di numerosi effetti della cannabis tra i quali: riduzione della nausea e del vomito indotti dalla chemioterapia, azione anticonvulsivante, rilassamento muscolare, bronco dilatazione, riduzione della pressione intraoculare, rilassamento del colon, riduzione del tono e della motilità intestinale.
Al CBD vengono invece ascritti effetti antiossidanti, antinfiammatori, immunomodulanti e ansiolitici. Inoltre il CBD inibisce la conversione del THC nel più attivo 11-idrossi-THC, antagonizzandone così gli effetti psicotropi.
Grazie a questi studi, nel mondo sono stati posti in commercio un delta-9-tetraidrocannabinolo sintetico in olio di sesamo, utilizzato per il trattamento della nausea in pazienti oncologici e della cachessia in pazienti con Aids e un cannabinoide sintetico, il nabilone, sempre per il trattamento della nausea e vomito da trattamenti chemioterapici.
In Italia, da circa un anno, è stata autorizzata una specialità medicinale per il trattamento della spasticità lieve o moderata nei pazienti affetti da sclerosi multipla.
Un'altra opportunità terapeutica è rappresentata dalla preparazione galenica in farmacia da allestire dietro prescrizione medica non ripetibile, redatta secondo le modalità stabilite dall'art. 5 della legge 94/98. Anche le preparazioni galeniche sono utilizzate nel trattamento della spasticità da sclerosi multipla e nella terapia del dolore.
Mi auguro che questo 'pharmakon' possa essere utilizzato più come cura che come veleno.