Nel 1968 si aprì il processo per la sua beatificazione e nel 2004 il Santo Padre Giovanni Paolo II lo dichiarò venerabile. E’ stato proclamato beato il 14 settembre 2013. Per decisione di Papa Francesco, la memoria liturgica è stata riportata dal 26 gennaio al 16 marzo (data di nascita).
Papa Francesco riferendosi a questo beato, suo compatriota, ha detto:
“Che il «Cura Brochero» sia finalmente tra i beati è una gioia e una benedizione molto grande per gli argentini e i devoti di questo pastore che odorava di pecora, che si fece povero tra i poveri, che lottò sempre per stare vicino a Dio e alla gente, che fece e continua a fare tanto bene come carezza di Dio al nostro popolo sofferente.
Mi piace immaginare oggi Brochero parroco sulla sua mula dalla frangetta bianca (malacara), mentre percorreva i lunghi sentieri aridi e desolati dei duecento chilometri quadrati della sua parrocchia, cercando casa per casa i vostri bisnonni e trisnonni, per chiedere loro se avevano bisogno di qualcosa e per invitarli a fare gli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Conobbe ogni angolo della sua parrocchia. Non rimase in sacrestia a pettinare pecore. Il Cura Brochero era una visita di Gesù stesso a ogni famiglia.”
José Gabriel del Rosario Brochero, nasce il 16 marzo 1840 a Carreta Quemada (Argentina); è il quarto dei dieci figli.
Il 5 marzo 1856 entra nel seminario di Córdoba Nuestra Señora de Loreto e il 4 novembre 1866 è ordinato prete; il 10 dicembre, dello stesso anno, celebra la sua prima messa solenne.
Nel 1867, Córdoba è infestata dal colera. Padre Brochero è in prima linea ad inginocchiarsi accanto a malati e moribondi. Il 19 novembre 1869, viene nominato parroco a Villa del Tránsito. La mula del prete gaucho arriva ovunque vi sia qualcuno che abbia bisogno di aiuto, per l’anima e il corpo. All’epoca la parrocchia copriva una superficie di 4.336 km² e contava poco più di 10.000 abitanti, disseminati ovunque, senza né strade né scuole, fra le Grandi Sierras di più di 2.000 metri d’altitudine.
Qui padre José, per nulla scoraggiato, si dedicò anima e corpo all'evangelizzazione della popolazione, alla cura degli infermi ed anche all'organizzazione civile. Con le sue mani e con l’aiuto della sua gente costruisce chiese, cappelle, scuole, apre strade attraverso le montagne, promuovendo il progresso della regione. Ma soprattutto promuove la fede.
Nel 1875 cominciò a costruire la Casa degli esercizi spirituali; durante il ministero parrocchiale del Cura Gaucho, più di 40.000 persone vi hanno soggiornato.
Muore, sordo e cieco, logorato dalla stanchezza e dalle malattie, in odore di santità, il 26 gennaio del 1914 a Villa del Tránsito che, nel 1916, in suo onore, prese il nome di Villa Cura Brochero.
L’immagine più eloquente di José Gabriel del Rosario Brochero è: a dorso di una mula, vestito come un gaucho, con il poncho sulle spalle e la talare che gli sbuca di sotto e un ampio cappello; il libro di preghiere e il messale, tenuti insieme con un nastro rosso, in mano perché non si perdano durante i lunghi viaggi.
Quel suo modo di vestire è un mezzo per immedesimarsi in coloro ai quali vuole annunciare il Vangelo. Il suo linguaggio, semplice e diretto, molto colloquiale, è il suo modo per farsi comprendere da gente che non ha alcuna educazione, né conosce altra lingua se non il dialetto. Nelle sue prediche usa paragoni con la vita di tutti i giorni, episodi e aneddoti facili da capire. Spiega i dogmi e i fondamenti della fede con i termini dei contadini, dei pastori, dei delinquenti.
Non si limita a evangelizzare, ma vuole migliorare le condizioni di vita di quella gente semplice, bisognosa di tutto. Non si ferma davanti ai rifiuti dei politici e dei governanti e, senza sosta, chiede aiuto per il popolo a lui affidato. Chiede di far costruire strade, di aprire chiese, scuole, ospedali, uffici postali, di portarvi la ferrovia. Si pensa che con la collaborazione della popolazione e del Governo, Brochero riesca ad aprire circa 250 chilometri di strade per facilitare le comunicazioni in quelle aspre terre.
Questo è il modello di sacerdozio che papa Francesco va proponendo in mille modi: il pastore che odora delle sue pecore. Non ci sono solo le pecore povere di beni materiali che hanno bisogno del suo pastore. Tutte le pecore hanno bisogno di un pastore. Un buon pastore si prende cura delle proprie pecore (Jose si preoccupò di migliorare le condizioni delle persone che gli erano stati affidati) e li conduce su pascoli erbosi. Il pascolo erboso è l’annuncio gioioso di Cristo.