Giuseppe Girotti è salito sugli altari della santità non perché era un sacerdote ma per le sue qualità umane che dovrebbero essere insigne in ogni persona che si definisce tale. Egli era un uomo molto determinato sempre pronto a difendere i più piccoli e deboli: da ragazzo difendeva i suoi due fratelli più piccoli e nel periodo della seconda guerra mondiale i “fratelli maggiori ebrei” portatori della parola di Dio, contro il nazismo. La sua personalità indipendente, anticonformista e spesso ironica, lo pone sia in contrasto con le autorità fasciste sia in sospetto di modernismo presso i suoi superiori per i quali, in quel difficile periodo storico, solo una disciplina ferrea avrebbe garantito la salvaguardia dell'ordine.
Era altresì un appassionato biblista e teologo molto apprezzato anche dalla santa sede sia per la profondità delle riflessioni sia per la chiarezza e l'intensità dell'esposizione. Aspetti che ne caratterizzano anche l'insegnamento presso il Seminario di Torino. Gesù parlava in parabole affinchè tutti fossero in grado di capire la lieta novella. Nonostante Giuseppe era un accanito studioso della parola di Dio, egli la rendeva semplice. Spesso si fa l’errore di parlare di Gesù con linguaggi difficili e questo beato dovrebbe essere un esempio per tutti coloro che in qualche modo sono chiamati a far ardere i cuori per la santissima Trinità.
Il 14 febbraio 1995, a cinquant'anni dalla morte, ha ricevuto la medaglia alla memoria come giusto tra le nazioni quale riconoscimento da parte dello Stato di Israele per quanti si sono adoperati per la salvezza degli ebrei durante l'Olocausto. E’ stato beatificato da papa Francesco il 26 aprile 2014.
Giuseppe Girotti, primo dei tre figli, viene alla luce il 19 luglio 1905 ad Alba (Piemonte) dove ha vive i primi quattordici anni di vita.
Le testimonianze del tempo lo descrivono come un ragazzino determinato, pronto a difendere i fratelli minori Giovanni e Michele.
Nel gennaio del 1919 entra nella Scuola apostolica dei domenicani a Chieri (Torino) e il 3 agosto 1930 viene ordinato sacerdote.
Successivamente viene inviato a Gerusalemme presso l’Ècole biblique dei domenicani francesi per perfezionare i suoi studi in scienze bibliche sotto la direzione del p. Marie-Joseph Lagrange.
Inizia il suo insegnamento presso i domenicani di Torino e anche presso i missionari della Consolata di questa città.
Nel 1936 subentra a p. Marco Sales, domenicano piemontese e Maestro del Sacro Palazzo nella continuazione del Commentario biblico interrotto con la sua morte.
Dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca e la nascita della Repubblica Sociale Italiana, Girotti, all'insaputa dei suoi superiori, diventa il centro di un vasta rete di sostegno a favore dei partigiani e soprattutto degli ebrei, verso i quali nutre un'affinità culturale maturata durante il suo soggiorno a Gerusalemme.
Tra i protetti e gli amici di padre Girotti vi è un medico celebre, Giuseppe Diena, anch’egli israelita: una preda ambita. Qualcuno sa e parla con la polizia fascista, che con l’inganno li cattura entrambi: il 29 agosto 1944 i repubblichini tendono la trappola. Uno di loro finge di essere un partigiano ferito e va da padre Girotti; il frate lo accompagna dal medico nella villa dove questi si è rifugiato. Il percorso che segue è: le carceri ‘Nuove’, ‘San Vittore’ a Milano, il campo di Bolzano e infine la baracca 26, quella dei religiosi, a Dachau, vicino a Monaco di Baviera, dove arriva il 9 ottobre. Il lavoro che attende padre Girotti e i suoi compagni è dapprima la raccolta delle patate, a mani nude, carponi, sotto la pioggia e la neve.
Si ammala e viene destinato a un lavoro più leggero, le sue condizioni però si aggravano e il 1° aprile 1945, domenica di Pasqua, muore nell’infermeria, avvelenato con un’iniezione di benzina, pratica abituale delle SS per liberarsi delle « bocche inutili da sfamare ».
Secondo la testimonianza di don Angelo Dalmasso, altro sacerdote che con lui ha condiviso la detenzione nel campo di sterminio bavarese, dietro il reticolato aveva continuato gli studi biblici e si distingueva per la sua generosità nei confronti degli altri internati, per il suo atteggiamento di apertura e come "portatore della Parola di Dio".