Regia: Georges Méliès (anche progettista, scenografo, interprete e produttore).
Produzione: Star Film.
Durata: 13’ (a 16 fotogrammi al secondo).
Paese: Francia. 1902.
La trama di questa pellicola è piuttosto semplice e disadorna. La scena si apre con un congresso di astronomi che decide di spedire una navicella nello spazio, più precisamente sulla Luna. Questi scienziati, come proiettili, sono lanciati verso la meta. Nel frattempo un gruppo di ballerine delle Folies-Bergeres festeggia questa spedizione. Il razzo arriva sulla Luna, o meglio si conficca direttamente nell'occhio di quest’ultima, poiché assume tratti umani, provocando così una visibile irritazione.
I viaggiatori dello spazio, atterrati sul suolo lunare, sorpresi dal grande freddo si vedono costretti a nascondersi sotto terra. Qui incontrano i Seleniti, che prontamente li catturano e li conducono al palazzo reale. I personaggi riescono a scappare e ripartire per fare ritorno a casa. Uno degli abitanti della Luna riesce, però, ad aggrapparsi al proiettile. Questo scivolerà in basso verso il mare, dove l’intero gruppo di esploratori sarà recuperato.
Per questa pellicola Méliès si rifà a numerose fonti fondendole tra loro. L’idea del proiettile lanciato contro la luna viene dal Verne del 1865. Successivamente pensò di integrare elementi, quali la grotta sotterranea con i funghi giganti e gli abitanti lunari, tratti dal romanzo The First Men in the Moon (Wells). Invece il laboratorio industriale e il cannone che spara l'astronave nello spazio vengono da una commedia omonima.
Il cinema, nato da soli sette anni, iniziava ad assumere i propri tratti caratteristici. Le tecniche emergenti consentivano al regista si addentrarsi nel campo della fiction, fino ad allora sconosciuto, abbandonando i principi di verosimiglianza. Il film, girato negli studi della Star Film di Méliès, presso Montreuil, ebbe un costo considerevole per l’epoca: 10.000 franchi. Questo si proponeva al pubblico dell’epoca come un vero e proprio colossal poiché ottenne un successo mondiale. Il prodotto, muto e in bianco e nero, è risultante di un cinema personalissimo e facilmente riconoscibile nel quale vi è un trionfo di effetti speciali poggiati sul principio primario del cinema delle origini: l’attrazione. Le voyage dans la Lune si compone di diciassette scene, quasi il doppio rispetto ai precedenti film; il montaggio segue gli spostamenti di personaggi o di oggetti che si muovono attraverso lo spazio. Bisogna tenere in considerazione la predisposizione del grande autore agli effetti scenici. La familiarità con apparizioni, sparizioni, trasformazioni e decapitazioni non era affatto nuova per Georges, il cui mestiere di mago lo aveva abituato a palcoscenici e grandi rappresentazioni. Tecniche che oggi consideriamo più che obsolete (semplice arresto della macchina da presa con sostituzione dell’oggetto prima di ricominciare a riprendere), quasi “ridicole”, hanno ammaliato e piacevolmente sorpreso milioni di spettatori. La trama, come anche i personaggi, scompaiono dinanzi alla fastosità dei trucchi. Possiamo quasi dire che i protagonisti principali sono gli effetti speciali.
E’ un viaggio interessante quello di Melies, non un viaggio sulla Luna bensì un viaggio nelle origini delle istituzioni del cinema.