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Marion Cotillard

“…ma rimasi affascinata dai diversi livelli della storia e volli far parte di essa.” (sulla sceneggiatura di Inception)

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La pluripremiata attrice, a cui il New York Times ha oggi dedicato un articolo, ritorna sulle scene con il suo ultimo film: Rust and Bone, in Italia Un sapore di ruggine e ossa. Il regista di questo film, Mr. Audiard, definisce la giovane interprete in maniera lusinghiera e sottolinea la sua capacità di dimenticare se stessa, caratteristica essenziale per una brava attrice. Ella stessa descrive il difficile lavoro di rappresentazione e scavo psicologico che si deve affrontare su un soggetto che viene fuori da un copione.
Ricoprire un ruolo non è mai facile, renderlo proprio, calarsi all’interno di una personalità estranea e muovervisi in maniera credibile ancor meno. L’artista in questione lo fa al meglio riscendo a convincere registi, critica e pubblico. Questi consensi l’hanno accompagnata fino al Golden Globe, il Premio César e il Premio Oscar come miglior attrice protagonista. Grandi successi per mademoiselle Cotillard che inizia a muovere i primi passi in teatro per poi dedicarsi al cinema affidandosi alle esperte mani di grandi registi internazionali come  Tim Burton, Ridley Scott, Christopher Nolan, Woody Allen. Al cinema nazionale deve però certamente la spinta decisiva della sua carriera. Scelta per rappresentare molteplici personaggi dona lustro e gloria al già grande cinema francese. Taxxi , regia di Gérard Pirès del 1998, è il film che la consacra come attrice. Come dimenticare, inoltre, Amami se hai coraggio, pellicola surreale e magica di un amore romantico. Osserviamo la sua evoluzione artistica passando per Una lunga domenica di passioni  per arrivare a La vie en rose , successo internazionale degno di svariati premi. La richiesta statunitense per l’attrice inizia ad aumentare tanto che vedremo Marion come personaggio focale in moltissime pellicole marchiate USA. Big Fish, Nemico pubblico, Un'ottima annata, Nine, Inception e Midnight in Paris sono grandissime opere cinematografiche rese illustri anche grazie alle brillanti interpretazioni dell’artista.
In un mondo in cui nessuno è più se stesso gli unici giustificati ad impersonare altri ruoli sono gli attori. Come non elogiare questa loro caratteristica peculiare, restano veri pur essendo “altri”.
 

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