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La luna e i falò: Anguilla

“ Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti

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La luna e i falò, ultimo romanzo di Cesare Pavese prima del suo suicidio, racconta in prima persona la storia di un orfano che torna nel suo paese natio dopo molti anni in America.

La ricerca che affronta il personaggio è complessa poiché egli vuol trovare le proprie radici ed affrontare delle questioni relative alla sua identità. Il personaggio non ha un nome, viene soltanto soprannominato Anguilla.

L’intero romanzo si fonda sul movimento del tempo e della memoria, il passato viene riconosciuto e proiettato sul presente per essere ricostruito. Viene qui a delinearsi una figura importante che affianca Anguilla: Nuto, portatore di sapienza antica. Questa sapienza è strettamente legata al fenomeno che da il titolo all’opera, ovvero le abitudini contadine di accendere falò per rendere più fertili le terre.
Anguilla si presenta come protagonista indefinito, inafferrabile, materiale, ricco di sensazioni e vaghi ricordi ma non completo.
L’ambientazione nelle Langhe lascia emergere la Gaminella, luogo dell’infanzia del protagonista, come predominante. Luogo mistico e magico poiché legato al ricordo. In questo luogo sono racchiusi tutti gli elementi del paesaggio e della memoria: l’alta collina, il fiume Belbo, il casotto dove è nato. La collina è il suo destino, è li che deve tornare per conoscere se stesso e per trovare in se stesso le ragioni del suo essere.

L’idea della rivelazione improvvisa della memoria è presa da Proust, il ricordo di Anguilla è un modo attraverso cui ci si ritrova di fronte al proprio destino. Le rivelazioni, inoltre, sono tutte legate a scoperte che riguardano la violenza consumata in quei luoghi. Le colline sono, infatti, scenari di violenza e di sangue.  La violenza improvvisa e irrazionale si manifesta al termine di una lunga riflessione circa la possibilità di recuperare il passato: il falò del racconto è violento e distruttivo.


La scelta di Pavese per il suo personaggio sembra presentarsi come una scelta tragica. L’autore stesso sembra portare su di se il peso di questa tragicità che si rivelerà poi nella sua stessa vita con l’atto del suicidio. Una crisi sentita, condivisa. Una perdita fatale dell’identità. Anche se il romanzo finisce il destino di Anguilla resta incerto.

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