Birdman è un pluripremiato film del 2014, ha infatti ricevuto nove nomination agli Oscar 2015, ne ha vinte quattro: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia. Ricevendo inoltre sette nominations ai Golden Globe 2015 se ne aggiudica due.
Questa storia straordinaria è contrassegnata da un evidentissimo dualismo che ci accompagna dall’inizio alla fine del film, attraverso i vari personaggi e avvenimenti. È caratterizzante una continua contrapposizione: ogni personaggio è doppio, ogni vicenda è duplice.
Riggan Thomson è Birdman, o Birdman è Riggan. Questo è un interrogativo che si trascina per tutta la trama. È evidente la riluttanza di Riggan (Michael Keaton) nel riconoscersi esclusivamente come personaggio, seppur il mondo continui a apprezzare maggiormente la finzione che il suo vero essere. Ciò non meraviglia affatto. È subito immediata, quindi, la complicata relazione uomo-personaggio. La voce insistente, fuori da Riggan è Birdman, che più tardi si materializzerà in maniera fisica. È un uomo uccello spavaldo, impavido, sicuro, carico. Al contrario di Riggan è un uomo tormentato, insicuro, a tratti paranoico, nevrotico. Lui è perfetto esempio del disagio profondo provocato dalla frammentazione dell’io. Altro personaggio che esprime uno sdoppiamento è Mike, interpretato da Edward Norton che si mostra fortemente ossessionato dalla verità. Lo afferma egli stesso più volte ed aggiunge “fingo sempre, ma non sul palcoscenico”. Qui viene completamente ribaltata la realtà delle cose. Il teatro non è più finzione, la vita non è più sincera. Altro personaggio disagiato è quello della giovane figlia, Sammy (Emma Stone) che però si differenzia dagli altri in quanto si mostra senza maschere. Potremmo identificarlo come il personaggio più libero, libero di mostrarsi per come è in realtà senza nascondersi. È a questo che si deve la sua bellezza, al suo essere speciale: è una “candela che brucia da due lati”. Speciale e fantastica. È inoltre portatrice di un altro elemento: il potere della tecnologia e dei social network vs. il valore reale del lavoro, della passione e dell’arte. Quasi a sottolineare le differenze di significato tra la generazione giovane e quella precedente. Un altro potere invece è impersonato dal personaggio della critica. Il potere in questione è distruttivo, ed è ciò è temuto maggiormente da Riggan, che investe tutto nella rappresentazione teatrale. Interessante, inoltre, è la citata differenza tra celebrità e attore che pone la critica, quindi tra valore e mancanza di valore.
Spettacolare è il monologo Riggan-Birdman mentre cammina per strada. L’alter ego sprona e invoglia con parole efficaci: “tu sei l’originale” ,”la gente vuole film con sangue e azione” e quindi non il teatro, non la filosofia, non l’arte; “la gravità è un problema che non ti riguarda, sei un dio”. Tutto ciò che Riggan non riesce a dirsi. Per quanto riguarda il volo, possiamo intrerpretarlo freudianamente come un desiderio di libertà. L’incidente finale ci concede un piccolo dubbio. Siamo portati a credere che sia intenzionale, rafforzato dal personaggio della moglie, simbolo di verità. Ma dall’altra parte abbiamo l’amico e manager che, invece, incentiva la mistificazione e potrebbe quindi simboleggiare il teatro.
Personalmente ho ritenuto interessante un altro passggio: Riggan parla con la moglie e dice “vorrei tanto non aver fatto le riprese sella sua nascita perchè cosi ho perso quel momento”. Infatti filmare blocca la caducità dell’evento ma al tempo stesso svuota l’essenza del momento. Come disse Calvino “la realtà fotografata assume subito un carattere nostalgico, di gioia fuggita sull’ala del tempo, un carattere commemorativo. E la vita che vivete per fotografarla è già in partenza commemorazione di se stessa.” Chi filma, infatti, deve essere presente, ma al tempo stesso la sua è una presenza solo tecnica e non emotiva, si limita a documentarli.
Birdman è certamente un film carico di valori e significati, contrasti e riflessioni.