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Chiedi alla polvere

"Era un bel problema,degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo al luce e andando a letto."

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Chiedi alla polvere è uno dei primi romanzi di John Fante, figlio di immigrati italiani, ambientato in California e pubblicato nel 1939. Il protagonista è l’alter ego di Fante, un personaggio che si presenta in altre sue opere, una precedente e una successiva a questa. Arturo Bandini è perfettamente inquadrato ma non equilibrato. Questo individuo traballante trema dentro quando conosce Camilla, il suo personale terremoto. È con la comparsa di Camilla che il libro cambia, tutto assume una connotazione diversa. Sembra quasi che la storia narrata fino a quel momento si tiri lentamente indietro per lasciare spazio alla grande passione corrosiva per la ragazza messicana. In effetti, fino ad allora, la storia classica del giovane scrittore si presenta lineare e rassicurante. Bandini (come Baudlaire, Melville e molti altri) scrive per denaro, non per se stesso e non per gli altri. Tutto questo anche se l’atto di scrivere si presenta come ossessivo. Ossessione che si manifesta palesemente nel momento in cui sta per essere inghiottito dalle onde, dove davanti alla morte riesce a pensare solo che dovrebbe scrivere. Lo stesso Arturo, ovviamente, cambia. il percorso è opposto a quello della redenzione. Vediamo Arturo come un figlio devoto e affettuoso, un individuo che cerca il suo posto nel mondo e che disgraziatamente si sente sempre fuori posto, un giovane appassionato che cerca di realizzare il suo sogno con le poche risorse. Dopo l’incontro con la nefasta Camilla si trasforma in un soggetto leggermente instabile, a tratti prepotente, rissoso, arrogante e pian piano consumato. L’amore non eleva Arturo, al contrario, lo corrompe. Ma se Arturo è incapace di vivere, è  anche incapace di amare correttamente (se esiste un modo giusto). La storia d’amore è narrata in maniera efficace: lei è descritta per quel poco che è, ma lui la ama davvero, nonostante tutti i fallimenti, la rabbia, l’impotenza. In tal proposito Baricco scrive: “quelli che vale la pena di amare veramente sono quelli che ti rendono estraneo a te stesso. Quelli che riescono ad estirparti dal tuo habitat e dal tuo viaggio, e ti trapiantano in un altro ecosistema, riuscendo a tenerti in vita se non fosse che loro sono lì e ti insegnano i passi i gesti e le parole: e tu, contro ogni previsione, sei in grado di ripeterli.” Non si poteva spiegare in maniera più esaustiva.
Il pregio di Fante è sicuramente l’immediatezza, quasi fosse un moderno Catullo. Non ti lascia immaginare, ti dice. E lo fa sentire, come il protagonista lo sente. È sciolto, è ironico, è sprezzante, è libero. Ci sono dei passi che stendono, passi che magari non ci si aspetta e invece sono lì per sorprenderti con la loro poesia e farti sentire meno solo. Sono i momenti in cui capisci la grandezza di uno scrittore, quelli.

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